venerdì 22 novembre 2013

Il regno della Rosa




Liceo-ginnasio Q. Orazio Flacco, Bari
L'età meravigliosa
di Rosa Cifarelli
rapita nell'Olimpo dei saggi
 

 
La credevamo immortale. O forse, visto che non la incontravamo da una vita, la immaginavamo rapita dagli dèi in un Olimpo dove godeva il riposo dei giusti immersa nei suoi pensieri e nelle letture. Ora sappiamo che Rosa Cifarelli Canfora ci ha lasciati. E mentre partecipiamo al dolore dei familiari, alla donna straordinaria rendiamo un grato omaggio.
Quarta e quinta ginnasiale, liceo classico Orazio Flacco di Bari, anni 1961-62 e 1962-63: «Zia Rosa», professoressa di lettere indimenticabile. Mai più, in seguito, avremmo studiato tanto in così poco tempo. Eppure ci sembrò un’eternità; un’era meravigliosa, così la pensiamo nella memoria: il tempo in cui siamo usciti dalla fanciullezza e abbiamo imparato le cose essenziali – almeno, ci è parso – fra cui l’amicizia.
In quel tempo memorabile lei ha regnato, «signora e donna», con grazia austera, con voce armoniosa e forte. Temuta, venerata, ha insegnato il rigore, il sapere come dura fatica e come scoperta del piacere intellettuale, l’amore per la cultura. I ricordi si affollano: le sue letture intense dei poeti italiani, nel silenzio dell’aula; il magico esistere dell’umanità nel suono di lingue morte; le sgridate brevi e sferzanti, che lasciavano il segno. Quel giorno che fu presa da commozione, a mala pena contenuta, dovendo darci la notizia che un compagno di classe aveva cessato di vivere.

Una volta, alla fine del biennio, pensammo di “vendicarci” di lei sempre così esigente e implacabile. Dopo ripetuti tentativi, uno di noi riuscì a sbirciare il titolo del libro da cui Rosa sceglieva le tremende versioni latine per il compito in classe. Subito ne comprammo una copia; ma a questo punto, che fare? Non c’era allora internet e non sapevamo come risalire da un brano all’opera originale e quindi alla traduzione. Non restava che tradurre noi tutto il libro. Così facemmo, alacremente e in pochi giorni, distribuendoci i testi latini e mettendo in comune le traduzioni che ciascuno fece. Ci sobbarcammo un esercizio immane che nemmeno lei si sarebbe sognata di affibbiarci: tutto per l’ultimo maledetto compito in classe di latino. Eravamo vacuamente fieri di avergliela fatta; invece, ancora una volta aveva vinto lei, ed era stata la sua conclusiva e più grande vittoria.
 
Carlo Altamura, Paolo Andreussi, Giorgio Assennato,
Aldo Balducci, Mimmo Cannone, Michele Carbone,
Giorgio De Santis, Tommaso Fiore, Lorenzo Mancino,
Pasquale Martino, Tommaso Masiello, Pierfranco Moliterni

"La Gazzetta del Mezzogiorno", 13 marzo 2010