sabato 4 novembre 2017

I Cento anni dell’Ottobre (1917-2017)


Scuola e cultura nella Rivoluzione russa
Lunaciarskij e il commissariato del popolo all’Istruzione

Quando, dopo aver preso il potere il 7 novembre 1917, i bolscevichi presentarono al congresso dei Soviet la lista dei commissari del popolo – i nuovi ministri – la lettura di un solo nome eguagliò gli applausi clamorosi suscitati dai nomi di Lenin e Trotskij: quello del commissario alla Istruzione, Anatolij Lunaciarskij. Grazie a uno spiccato talento di conferenziere e oratore instancabile, il quarantaduenne intellettuale era diventato una delle personalità più popolari della rivoluzione; veniva ora messo a capo di una formidabile impresa: creare una nuova scuola e armonizzare il patrimonio della cultura russa col progetto di una società egualitaria. Da figure come la sua, poco ricordata, sarebbe interessante prendere le mosse per rileggere la complessità di un evento epocale il cui centesimo anniversario ci capita fra capo e collo un quarto di secolo dopo la fine dell’Urss, mentre con quella storia ci sembra di non aver più a che fare.

Marxista dalla adolescenza, Lunaciarskij aveva vissuto all’estero per scelta e poi per l’esilio impostogli dalla polizia zarista. Studiò a Zurigo, dove conobbe Rosa Luxemburg. Soggiornò in Italia: a Firenze, a Capri (ospite di Maksim Gorkij), a Napoli (e qui apprezzò il teatro popolare di Scarpetta e Di Giacomo), in Abruzzo, a Bologna (dove incontrò Giovanni Pascoli). Conosceva bene la lingua e la letteratura italiane; nel ’24 ingaggerà una disputa storico-letteraria su Dante, da lui interpretato come espressione non del Medioevo, ma della età di transizione.
Alla caduta dello zar, nel ’17, arrivò a Pietrogrado poco dopo Lenin, di cui condivise le scelte in quella fase cruciale. Sebbene fosse soprattutto un critico e uno scrittore, ebbe un ruolo di rileivo nell’Ottobre, attestato anche dal celeberrimo reportage di John Reed Dieci giorni che sconvolsero il mondo. Guidò poi il Narkompros (Commissariato del popolo all’Istruzione) come un collettivo, circondandosi di collaboratori fra cui Nadezda Krupskaia, non soltanto “moglie di Lenin”, ma intelligente organizzatrice, insegnante e pedagogista. Duro compito degli inizi fu convincere gli insegnanti ad appoggiare il nuovo corso; e durissimo fu combattere l’analfabetismo, sopperire all’indigenza in cui versavano molti docenti, accrescere il numero degli asili per ospitare le miriadi di bambini abbandonati e orfani di guerra. Nel contempo, il Narkompros lanciò l’utopica «scuola unificata del lavoro», che doveva essere ambiziosamente uguale per tutti, obbligatoria fino a 17 anni, gestita democraticamente, laica e politecnica, non professionalizzante. Numerose sperimentazioni furono messe in atto e si resterebbe sorpresi nello scoprire quale dibattito acceso e pluralistico si sviluppò sulle concezioni e sui metodi educativi, specie a proposito del rapporto scuola-lavoro. Fra tentativi e susseguenti riordini in quel caotico momento si gettarono le basi di un sistema formativo che favorì una relativa mobilità sociale nell’Urss.

Ma il Narkompros aveva competenza anche su musei, teatri, beni culturali e promozione della cultura: Lunaciarskij ebbe il merito di mediare con tenacia fra il Proletkult (il vasto movimento che propugnava una «cultura proletaria»), le avanguardie artistiche (cubofuturismo, costruttivismo, il LEF o Fronte della sinistra nell’arte sostenuto dal poeta Majakovskij) e i cosiddetti «compagni di strada», artisti e scrittori più legati alla tradizione, come il poeta simbolista Aleksandr Blok. Finché durò la mancanza di carta e il conseguente crollo della produzione libraria, si moltiplicarono le pubbliche letture di poesia e gli spettacoli teatrali, diffusi anche nelle scuole. Mentre pittori già affermati come Kandinskij e Chagall collaboravano col ministero, nascevano – per diventare punti di riferimento mondiali – il formalismo russo di Viktor Sklovskij nella teoria e critica della letteratura, il teatro biomeccanico di Mejerchold, la fotografia e la grafica pubblicitaria di Rodcenko, la cinematografia con una leva di registi (Eistenstein, Dziga Vertov), tecnici e attori; erano attrici di cinema anche la seconda moglie di Lunaciarskij, Natalia Rosenel, e Lili Brik, amata da Majakovskij, ritratta da Rodcenko nella foto di un famoso manifesto della rivoluzione, nei panni di una giovane popolana che grida: knighi! (libri!). Un’operazione decisiva fu il coinvolgimento della prestigiosa Accademia delle Scienze, fondata da Pietro il Grande, che in seguito diventò Accademia delle Scienze dell’Urss e garantì una parziale autonomia alla élite accademica durante i periodi più oscuri dello stalinismo conseguendo risultati di valore in vari ambiti, dalla fisica alla storia.

Nel 1923 Lunaciarskij pubblicò quello che resta forse il suo libro più noto: Profili di rivoluzionari, schizzi vivaci che per esempio ritraggono l’allegria e la cordialità innate di Lenin e – in tempi in cui ciò era ancora possibile – presentano Trotskij innegabilmente come il «secondo leader» della rivoluzione, mentre ignorano Stalin. Il volumetto non fu più ristampato in Russia fino al ’65, quando riapparve in edizione emendata; in Italia fu pubblicato integralmente nel 1968 per felice scelta editoriale del barese De Donato. Lunaciarskij era estraneo alla lotta di vertice nel partito: uscì indenne dal drammatico scontro degli anni ’20 che vide la caduta di Trotskij e l’affermazione di Stalin. Commissario fino al ’29, nominato nel ’33 ambasciatore a Madrid, morì durante il viaggio di trasferimento. La prematura scomparsa (a 58 anni) lo preservò, probabilmente, dalla ondata delle purghe che si abbatté sulla vecchia guardia bolscevica. Nel frattempo, l’irripetibile fervore culturale e politico dei primi anni si era spento, sostituito dalla opacità di un regime repressivo nel quale discussioni e polemiche alla luce del sole non erano più pensabili.     

Pasquale Martino
«La Gazzetta del Mezzogiorno», 4 novembre 2017

Immagini:

Manifesto propagandistico di Aleksandr Rodcenko. La donna ritratta è l’attrice Lili Brik, che lancia l’appello ai libri. 

Manifesto per una conferenza di Lunaciarskij (dal volume: Religione e socialismo, Guaraldi, Rimini, 1973). La scritta dice:  “…Il mondo è per il proletario uno sconfinato, ininterrotto torrente di forze, una eterna cascata di inesauribile energia”… Circolo Moderno, sabato 11 novembre 1917, conferenza di A. Lunaciarskij “Nel regno del socialismo”. A beneficio del circolo proletario. Ingresso gratuito per i membri del circolo.

Copertina del libro Profili di rivoluzionari (De Donato, Bari, 1968).