Scuola
e cultura nella Rivoluzione russa
Lunaciarskij
e il commissariato del popolo all’Istruzione
Quando,
dopo aver preso il potere il 7 novembre 1917, i bolscevichi presentarono al
congresso dei Soviet la lista dei commissari del popolo – i nuovi ministri – la
lettura di un solo nome eguagliò gli applausi clamorosi suscitati dai nomi di
Lenin e Trotskij: quello del commissario alla Istruzione, Anatolij
Lunaciarskij. Grazie a uno spiccato talento di conferenziere e oratore
instancabile, il quarantaduenne intellettuale era diventato una delle personalità
più popolari della rivoluzione; veniva ora messo a capo di una formidabile
impresa: creare una nuova scuola e armonizzare il patrimonio della cultura
russa col progetto di una società egualitaria. Da figure come la sua, poco
ricordata, sarebbe interessante prendere le mosse per rileggere la complessità
di un evento epocale il cui centesimo anniversario ci capita fra capo e collo un
quarto di secolo dopo la fine dell’Urss, mentre con quella storia ci sembra di non
aver più a che fare.
Marxista
dalla adolescenza, Lunaciarskij aveva vissuto all’estero per scelta e poi per
l’esilio impostogli dalla polizia zarista. Studiò a Zurigo, dove conobbe Rosa
Luxemburg. Soggiornò in Italia: a Firenze, a Capri (ospite di Maksim Gorkij), a
Napoli (e qui apprezzò il teatro popolare di Scarpetta e Di Giacomo), in
Abruzzo, a Bologna (dove incontrò Giovanni Pascoli). Conosceva bene la lingua e
la letteratura italiane; nel ’24 ingaggerà una disputa storico-letteraria su
Dante, da lui interpretato come espressione non del Medioevo, ma della età di
transizione.
Alla
caduta dello zar, nel ’17, arrivò a Pietrogrado poco dopo Lenin, di cui
condivise le scelte in quella fase cruciale. Sebbene fosse soprattutto un critico
e uno scrittore, ebbe un ruolo di rileivo nell’Ottobre, attestato anche dal celeberrimo
reportage di John Reed Dieci giorni che
sconvolsero il mondo. Guidò poi il Narkompros (Commissariato del popolo
all’Istruzione) come un collettivo, circondandosi di collaboratori fra cui
Nadezda Krupskaia, non soltanto “moglie di Lenin”, ma intelligente organizzatrice,
insegnante e pedagogista. Duro compito degli inizi fu convincere gli insegnanti
ad appoggiare il nuovo corso; e durissimo fu combattere l’analfabetismo,
sopperire all’indigenza in cui versavano molti docenti, accrescere il numero
degli asili per ospitare le miriadi di bambini abbandonati e orfani di guerra. Nel
contempo, il Narkompros lanciò l’utopica «scuola unificata del lavoro», che
doveva essere ambiziosamente uguale per tutti, obbligatoria fino a 17 anni,
gestita democraticamente, laica e politecnica, non professionalizzante.
Numerose sperimentazioni furono messe in atto e si resterebbe sorpresi nello
scoprire quale dibattito acceso e pluralistico si sviluppò sulle concezioni e
sui metodi educativi, specie a proposito del rapporto scuola-lavoro. Fra tentativi
e susseguenti riordini in quel caotico momento si gettarono le basi di un
sistema formativo che favorì una relativa mobilità sociale nell’Urss.
Ma
il Narkompros aveva competenza anche su musei, teatri, beni culturali e
promozione della cultura: Lunaciarskij ebbe il merito di mediare con tenacia
fra il Proletkult (il vasto movimento che propugnava una «cultura proletaria»),
le avanguardie artistiche (cubofuturismo, costruttivismo, il LEF o Fronte della
sinistra nell’arte sostenuto dal poeta Majakovskij) e i cosiddetti «compagni di
strada», artisti e scrittori più legati alla tradizione, come il poeta
simbolista Aleksandr Blok. Finché durò la mancanza di carta e il conseguente
crollo della produzione libraria, si moltiplicarono le pubbliche letture di
poesia e gli spettacoli teatrali, diffusi anche nelle scuole. Mentre pittori
già affermati come Kandinskij e Chagall collaboravano col ministero, nascevano –
per diventare punti di riferimento mondiali – il formalismo russo di Viktor
Sklovskij nella teoria e critica della letteratura, il teatro biomeccanico di
Mejerchold, la fotografia e la grafica pubblicitaria di Rodcenko, la
cinematografia con una leva di registi (Eistenstein, Dziga Vertov), tecnici e
attori; erano attrici di cinema anche la seconda moglie di Lunaciarskij,
Natalia Rosenel, e Lili Brik, amata da Majakovskij, ritratta da Rodcenko nella
foto di un famoso manifesto della rivoluzione, nei panni di una giovane popolana
che grida: knighi! (libri!). Un’operazione decisiva fu il
coinvolgimento della prestigiosa Accademia delle Scienze, fondata da Pietro il
Grande, che in seguito diventò Accademia delle Scienze dell’Urss e garantì una parziale
autonomia alla élite accademica durante i periodi più oscuri dello stalinismo
conseguendo risultati di valore in vari ambiti, dalla fisica alla storia.
Nel
1923 Lunaciarskij pubblicò quello che resta forse il suo libro più noto: Profili di rivoluzionari, schizzi vivaci
che per esempio ritraggono l’allegria e la cordialità innate di Lenin e – in
tempi in cui ciò era ancora possibile – presentano Trotskij innegabilmente come
il «secondo leader» della rivoluzione, mentre ignorano Stalin. Il volumetto non
fu più ristampato in Russia fino al ’65, quando riapparve in edizione emendata;
in Italia fu pubblicato integralmente nel 1968 per felice scelta editoriale del
barese De Donato. Lunaciarskij era estraneo alla lotta di vertice nel partito:
uscì indenne dal drammatico scontro degli anni ’20 che vide la caduta di
Trotskij e l’affermazione di Stalin. Commissario fino al ’29, nominato nel ’33
ambasciatore a Madrid, morì durante il viaggio di trasferimento. La prematura
scomparsa (a 58 anni) lo preservò, probabilmente, dalla ondata delle purghe che
si abbatté sulla vecchia guardia bolscevica. Nel frattempo, l’irripetibile
fervore culturale e politico dei primi anni si era spento, sostituito dalla
opacità di un regime repressivo nel quale discussioni e polemiche alla luce del
sole non erano più pensabili.
Pasquale Martino
«La
Gazzetta del Mezzogiorno», 4 novembre 2017
Immagini:
Manifesto propagandistico di Aleksandr Rodcenko. La donna ritratta è l’attrice Lili Brik, che lancia l’appello ai libri.
Manifesto per una conferenza di Lunaciarskij
(dal volume: Religione e socialismo, Guaraldi,
Rimini, 1973). La scritta dice: “…Il mondo è per
il proletario uno sconfinato, ininterrotto torrente di forze, una eterna
cascata di inesauribile energia”… Circolo Moderno, sabato 11 novembre 1917,
conferenza di A. Lunaciarskij “Nel regno del socialismo”. A beneficio del
circolo proletario. Ingresso gratuito per i membri del circolo.
Copertina del libro Profili di rivoluzionari (De
Donato, Bari, 1968).