domenica 20 settembre 2015

L'"industria Millennium"

Stieg Larsson vive?
Il nuovo Millennium non uccide il vecchio ma rischia di perdersi


Nessuna novità editoriale è stata promossa con una campagna altrettanto imponente. Preannunciato da oltre un anno, Quello che non uccide di David Lagercrantz è uscito il 27 agosto contemporaneamente in 32 paesi. L’editore svedese, Norstedts, aveva inviato all’estero il manoscritto per corriere e sotto il vincolo di segretezza. Il testo è stato redatto su un computer scollegato da internet, per prevenire intrusioni. Stiamo parlando del “quarto” romanzo della serie Millennium edito in Italia da Marsilio, che lo presenta in prima di copertina come la continuazione della «saga di Stieg Larsson»: un nome che invece manca nella copertina svedese. Stiamo parlando, insomma, dell’«industria Millennium»; quella che in dieci anni si è alimentata con la trilogia del geniale e sfortunato Larsson – incentrata sulle inchieste della detective hacker Lisbeth Salander e del giornalista Mikael Blomkvist – vendendo 75 milioni di copie nel mondo (4 milioni in Italia) senza contare i diritti cinematografici, nonché i gadget e i fumetti.
Nulla da obiettare, beninteso, visto che il mestiere di un editore – spiega la Norstedts – è vendere libri. E nulla da eccepire nemmeno sul fatto che si affidi a un secondo autore il compito di proseguire l’opera del primo, defunto, visto che ciò risponde all’insopprimibile desiderio del pubblico di sapere “come continua” una narrazione popolare, “che cosa fanno” gli eroi dopo che l’appassionante racconto si è esaurito. La storia dei libri abbonda di situazioni simili (per non parlare del cinema e della televisione): il più riuscito sequel della letteratura italiana è l’Orlando Furioso di Ariosto, che riprende trama e personaggi di Boiardo dove questi si ferma. Un po’ diversa è la faccenda ai giorni nostri, qualora esista un copyright: chi non è autorizzato rischia sgradevoli contenziosi, come è successo a colui che ha preteso di continuare Il giovane Holden di Salinger. Lagercrantz è stato selezionato a tal fine dall’Industria Millennium*, che – è opportuno precisarlo – non fa capo soltanto all’editore, ma anche agli eredi legali di Larsson, cioè al padre e al fratello. I due hanno fatto valere inflessibilmente la legge che non concede nulla alle unioni di fatto, escludendo dall’eredità Eva Gabrielsson, compagna di Stieg Larsson per trentadue anni.
Quella di Stieg ed Eva è la storia di una coppia degli anni ’70, che ha condiviso entusiasticamente la formazione culturale, tutte le scelte di vita, la militanza di sinistra e antirazzista, influenzando le attività professionali di ognuno dei due: architetta lei, giornalista lui. La Gabrielsson ha raccontato la vicenda nel libro Stieg e io (stampato in Italia nel 2012 dall’editore “larssoniano” Marsilio), nel quale fra l’altro disegna un ritratto impietoso degli eredi di Larsson. Il fratello, Joakim, ha ribattuto alle accuse nel proprio sito (moggliden.com). Rimane l’amaro paradosso per cui la clamorosa fortuna postuma non ha portato niente in tasca all’autore di Uomini che odiano le donne, vissuto quasi poveramente e morto di infarto subito dopo aver dato i manoscritti all’editore, ed ha sfiorato Eva Gabrielsson solo per via indiretta, grazie al citato volume autobiografico. La compagna di Stieg non intende accettare i compromessi che le sono stati proposti: rivendica il diritto di gestire autonomamente il lascito letterario del suo compagno – in coerenza con l’ispirazione di lui – e in cambio rinuncia a ogni lucro. Amici e intellettuali l’hanno appoggiata ed è stato anche creato un sito web (supporteva.com) che però risulta ora cancellato – brutto segno.
D’altra parte, va riconosciuto che gli eredi – anche incalzati dalla pressione indomabile della Gabrielsson – hanno impiegato parte dei profitti per istituire una fondazione intitolata allo scrittore (sito web: stieglarssonsstiftelse.se) e un premio annuale, che è stato assegnato a «Expo», la più importante rivista antifascista e antirazzista di Svezia, fondata da Stieg Larsson, e a varie personalità fra cui Soraya Post, ebrea rom, europarlamentare del partito Iniziativa Femminista. Inoltre ad «Expo» (sito web: expo.se), modello dell’immaginaria rivista «Millennium», andranno i proventi del quarto volume di spettanza dei familiari secondo la ben nota volontà di Larsson. Egli aveva progettato altri sette volumi della serie e – racconta Eva – aveva già scritto duecento pagine del quarto. Questi materiali sarebbero nel computer usato dal giornalista, che però apparterrebbe a «Expo». Un altro mistero e soprattutto un altro paradosso: perché Quello che non uccide non sviluppa gli abbozzi larssoniani, ma è frutto dell’invenzione di Lagercrantz. Il quale afferma peraltro di avere ristudiato i tre romanzi con immenso rispetto per aderire il più possibile allo stile originario. Conosciuto finora per la biografia da lui scritta del calciatore Ibrahimovic, Lagercrantz se la cava – va detto – dignitosamente. Non vogliamo parlare del libro, per non guastare il piacere della lettura: diciamo solo che lo sforzo di far rivivere Lisbeth e Mikael, le loro idealità libertarie e "anticapitaliste", non è stato vano. L'universo matematico, l'elettronica avveniristica e la guerriglia del web – temi già propri di Lisbeth – diventano predominanti. 
E tuttavia qualcosa – ci sembra – si è perso. La forza del male si colloca in un'oscura alleanza fra ambienti della statunitense National Security Agency – campione dello spionaggio informatico planetario – e una scheggia della mafia russa dedita al traffico di segreti industriali. Sfuma sul fondo la realtà propriamente scandinava, con i suoi conflitti e il suo lato tenebroso, la xenofobia e le pulsioni autoritarie, indagata dalla sensibilità sociale di Larsson. Forse ha di nuovo ragione la Gabrielsson, quando sottolinea la diversità di provenienza e di formazione del continuatore rispetto all'inventore. Ma questa storia non è ancora finita.  

Pasquale Martino
«La Gazzetta del Mezzogiorno», 20 settembre 2015

* Casi consimili sono ricorrenti e si direbbe abituali nella storia della letteratura e specie nella "narrativa di genere". L'esempio più macroscopico è probabilmente quello della serie imperniata sulle avventure di James Bond: la Gildrose Production che detiene i diritti per le opere di Ian Fleming e per il personaggio di 007 ha commissionato ad altri scrittori, fra cui John E. Gardner e Raymond Benson, la stesura degli ulteriori romanzi che hanno per protagonista la spia britannica. 


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