Stieg Larsson vive?
Il nuovo Millennium non uccide il vecchio ma rischia di perdersi
Nessuna novità editoriale è stata promossa con una campagna altrettanto imponente. Preannunciato da oltre un anno, Quello che non uccide di David Lagercrantz è uscito il 27 agosto contemporaneamente in 32 paesi. L’editore svedese, Norstedts, aveva inviato all’estero il manoscritto per corriere e sotto il vincolo di segretezza. Il testo è stato redatto su un computer scollegato da internet, per prevenire intrusioni. Stiamo parlando del “quarto” romanzo della serie Millennium edito in Italia da Marsilio, che lo presenta in prima di copertina come la continuazione della «saga di Stieg Larsson»: un nome che invece manca nella copertina svedese. Stiamo parlando, insomma, dell’«industria Millennium»; quella che in dieci anni si è alimentata con la trilogia del geniale e sfortunato Larsson – incentrata sulle inchieste della detective hacker Lisbeth Salander e del giornalista Mikael Blomkvist – vendendo 75 milioni di copie nel mondo (4 milioni in Italia) senza contare i diritti cinematografici, nonché i gadget e i fumetti.
Nulla da obiettare, beninteso, visto che
il mestiere di un editore – spiega la Norstedts – è vendere libri. E nulla da
eccepire nemmeno sul fatto che si affidi a un secondo autore il compito di
proseguire l’opera del primo, defunto, visto che ciò risponde all’insopprimibile
desiderio del pubblico di sapere “come continua” una narrazione popolare, “che
cosa fanno” gli eroi dopo che l’appassionante racconto si è esaurito. La storia
dei libri abbonda di situazioni simili (per non parlare del cinema e della televisione):
il più riuscito sequel della letteratura italiana è l’Orlando Furioso di
Ariosto, che riprende trama e personaggi di Boiardo dove questi si ferma. Un
po’ diversa è la faccenda ai giorni nostri, qualora esista un copyright: chi
non è autorizzato rischia sgradevoli contenziosi, come è successo a colui che
ha preteso di continuare Il giovane Holden di Salinger.
Lagercrantz è stato selezionato a tal fine dall’Industria Millennium*, che – è
opportuno precisarlo – non fa capo soltanto all’editore, ma anche agli eredi
legali di Larsson, cioè al padre e al fratello. I due hanno fatto valere
inflessibilmente la legge che non concede nulla alle unioni di fatto,
escludendo dall’eredità Eva Gabrielsson, compagna di Stieg Larsson per
trentadue anni.
Quella di Stieg ed Eva è la storia di
una coppia degli anni ’70, che ha condiviso entusiasticamente la formazione
culturale, tutte le scelte di vita, la militanza di sinistra e antirazzista,
influenzando le attività professionali di ognuno dei due: architetta lei, giornalista
lui. La Gabrielsson ha raccontato la vicenda nel libro Stieg e io (stampato
in Italia nel 2012 dall’editore “larssoniano” Marsilio), nel quale fra l’altro
disegna un ritratto impietoso degli eredi di Larsson. Il fratello, Joakim, ha
ribattuto alle accuse nel proprio sito (moggliden.com). Rimane l’amaro
paradosso per cui la clamorosa fortuna postuma non ha portato niente in tasca
all’autore di Uomini che odiano le donne, vissuto quasi poveramente
e morto di infarto subito dopo aver dato i manoscritti all’editore, ed ha
sfiorato Eva Gabrielsson solo per via indiretta, grazie al citato volume
autobiografico. La compagna di Stieg non intende accettare i compromessi che le
sono stati proposti: rivendica il diritto di gestire autonomamente il lascito letterario
del suo compagno – in coerenza con l’ispirazione di lui – e in cambio rinuncia
a ogni lucro. Amici e intellettuali l’hanno appoggiata ed è stato anche creato
un sito web (supporteva.com) che però risulta ora cancellato – brutto segno.
D’altra parte, va riconosciuto che gli
eredi – anche incalzati dalla pressione indomabile della Gabrielsson – hanno
impiegato parte dei profitti per istituire una fondazione intitolata allo
scrittore (sito web: stieglarssonsstiftelse.se) e un premio annuale, che è stato
assegnato a «Expo», la più importante rivista antifascista e antirazzista di
Svezia, fondata da Stieg Larsson, e a varie personalità fra cui Soraya Post,
ebrea rom, europarlamentare del partito Iniziativa Femminista. Inoltre ad
«Expo» (sito web: expo.se), modello dell’immaginaria rivista «Millennium»,
andranno i proventi del quarto volume di spettanza dei familiari secondo la ben
nota volontà di Larsson. Egli aveva progettato altri sette volumi della serie e
– racconta Eva – aveva già scritto duecento pagine del quarto. Questi materiali
sarebbero nel computer usato dal giornalista, che però apparterrebbe a «Expo».
Un altro mistero e soprattutto un altro paradosso: perché Quello che
non uccide non sviluppa gli abbozzi larssoniani, ma è frutto
dell’invenzione di Lagercrantz. Il quale afferma peraltro di avere ristudiato i
tre romanzi con immenso rispetto per aderire il più possibile allo stile
originario. Conosciuto finora per la biografia da lui scritta del calciatore
Ibrahimovic, Lagercrantz se la cava – va detto – dignitosamente. Non
vogliamo parlare del libro, per non guastare il piacere della lettura: diciamo
solo che lo sforzo di far rivivere Lisbeth e Mikael, le loro idealità
libertarie e "anticapitaliste", non è stato vano. L'universo matematico,
l'elettronica avveniristica e la guerriglia del web – temi già propri di
Lisbeth – diventano predominanti.
E tuttavia qualcosa – ci sembra – si è perso. La forza del male si colloca in un'oscura alleanza fra ambienti della statunitense National Security Agency – campione dello spionaggio informatico planetario – e una scheggia della mafia russa dedita al traffico di segreti industriali. Sfuma sul fondo la realtà propriamente scandinava, con i suoi conflitti e il suo lato tenebroso, la xenofobia e le pulsioni autoritarie, indagata dalla sensibilità sociale di Larsson. Forse ha di nuovo ragione la Gabrielsson, quando sottolinea la diversità di provenienza e di formazione del continuatore rispetto all'inventore. Ma questa storia non è ancora finita.
E tuttavia qualcosa – ci sembra – si è perso. La forza del male si colloca in un'oscura alleanza fra ambienti della statunitense National Security Agency – campione dello spionaggio informatico planetario – e una scheggia della mafia russa dedita al traffico di segreti industriali. Sfuma sul fondo la realtà propriamente scandinava, con i suoi conflitti e il suo lato tenebroso, la xenofobia e le pulsioni autoritarie, indagata dalla sensibilità sociale di Larsson. Forse ha di nuovo ragione la Gabrielsson, quando sottolinea la diversità di provenienza e di formazione del continuatore rispetto all'inventore. Ma questa storia non è ancora finita.
Pasquale Martino
«La Gazzetta del Mezzogiorno», 20
settembre 2015
* Casi consimili sono ricorrenti e si direbbe abituali nella storia della letteratura e specie nella "narrativa di genere". L'esempio più macroscopico è probabilmente quello della serie imperniata sulle avventure di James Bond: la Gildrose Production che detiene i diritti per le opere di Ian Fleming e per il personaggio di 007 ha commissionato ad altri scrittori, fra cui John E. Gardner e Raymond Benson, la stesura degli ulteriori romanzi che hanno per protagonista la spia britannica.
Sullo stesso argomento:
Stieg Larsson
* Casi consimili sono ricorrenti e si direbbe abituali nella storia della letteratura e specie nella "narrativa di genere". L'esempio più macroscopico è probabilmente quello della serie imperniata sulle avventure di James Bond: la Gildrose Production che detiene i diritti per le opere di Ian Fleming e per il personaggio di 007 ha commissionato ad altri scrittori, fra cui John E. Gardner e Raymond Benson, la stesura degli ulteriori romanzi che hanno per protagonista la spia britannica.
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