domenica 11 gennaio 2015

Il padre di Handala


Naji Al-Ali, 
il vignettista che fu ucciso a Londra


Ventotto anni fa un altro vignettista satirico era stato ucciso a colpi di pistola in una capitale europea. Era il disegnatore palestinese Naji Al-Ali.
Gli spararono in faccia con il silenziatore il 22 luglio 1987, per strada, mentre usciva dall’ufficio londinese del giornale indipendente kuwaitiano «al-Qabas»  (critico verso il governo del Kuwait), su cui pubblicava le sue vignette. Ricoverato in ospedale, morì il 29 agosto. 

Naji Al-Ali era nato nel 1938 in Palestina, fra Tiberiade e Nazareth, da una modesta famiglia contadina. L’esodo palestinese durante la guerra arabo-israeliana del 1948 lo portò a rifugiarsi con i familiari in Libano. Visse in campi profughi (fra cui quello di Shatila, destinato al massacro del 1982) frequentando le scuole e poi l’accademia libanese di belle arti. Scoperto e valorizzato dallo scrittore palestinese Ghassan Kanafani (che verrà ucciso anche lui, a Beirut nel 1971), Naji incominciò a lavorare come vignettista in Libano e in Kuwait, diventando ben presto il più noto e premiato cartoonist arabo. Sgradito al governo kuwaitiano, si trasferì infine a Londra pochi anni prima di morire.
Pubblicò tre libri e creò oltre 40.000 disegni satirici, che avevano come bersaglio l’occupazione israeliana in tutta la sua brutalità, ma anche i regimi arabi, accusati di non essere democratici e di non sostenere realmente la causa palestinese, e la stessa dirigenza dell’Olp cui imputava opportunismo e corruzione. I lettori del mondo arabo davano estrema importanza alle tavole di Al-Ali per formarsi un’opinione sulle vicende in corso: è il caso di dire che una sua vignetta equivaleva a un vero e proprio editoriale.  
Il personaggio più famoso creato da Al-Ali è quello di Handala: un bambino palestinese di dieci anni (quanti ne aveva l’autore all’epoca della Naqba, «la catastrofe» della Palestina), disegnato sempre di spalle e con le mani incrociate dietro la schiena, osservatore innocente e risentito, talora partecipe, degli eventi drammatici del suo tempo. «Handala – affermava Al-Ali – è nato all’età di dieci anni e avrà sempre dieci anni. A quell’età ho lasciato la mia patria. Quando farà ritorno Handala avrà ancora dieci anni, e solo allora incomincerà a crescere».

Naji aveva ricevuto una quantità di minacce anonime, e un autorevole avvertimento – pare – da una personalità dell’Olp. La sua fu veramente una morte annunciata.
Le indagini sull’omicidio costituiscono di per sé una singolare spy story. Scotland Yard arrivò a mettere le mani su uno studente palestinese di 27 anni, Ismail Suwan, nella cui abitazione furono ritrovate armi appartenute al (o ai) killer. L’uomo protestò la propria innocenza e, per difendersi, rivelò di essere un agente del Mossad infiltrato nella rappresentanza londinese dell’Olp. Intervenne allora l’MI5 che chiese al Mossad di aiutare gli investigatori britannici a sbrogliare l’intrigo. Il servizio segreto israeliano rifiutò. Per tutta risposta, la premier Margaret Thatcher espulse due diplomatici dell’ambasciata di Israele e chiuse l’ufficio del Mossad a Londra.
L’affaire Al-Ali fu la goccia che fece traboccare il vaso nei rapporti fra Gran Bretagna e Israele, e fra i rispettivi servizi segreti, assai tesi da quando si era scoperto che il Mossad falsificava passaporti britannici, e soprattutto da quando, nel 1986, il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu residente in Inghilterra, accusato di aver rivelato segreti militari, era stato attirato con l’inganno a Roma, rapito dal Mossad e imprigionato in Israele*.
Al-Ali era un personaggio scomodo per molti: per il governo israeliano, per alcuni governi arabi, per gli stessi capi dell’Olp. Non aveva scorta e non aveva nessuna vera protezione. È evidente tuttavia che il Mossad era implicato profondamente nella morte di Al-Ali. Ammesso che non fossero stati gli israeliani in prima persona a pianificare l’omicidio, essi sapevano almeno molte cose in proposito, attraverso il doppio agente che aveva contattato gli attentatori. Ma si erano ben guardati dal preavvertire gli inglesi, sia perché la soppressione del vignettista faceva comodo anche e soprattutto a loro, sia perché non intendevano far saltare la copertura dell’infiltrato. E resta sempre la possibilità realistica che Suwan abbia operato come agente provocatore manovrando altri palestinesi, convinti magari di fare un favore a Yasser Arafat.   
Gli assassini di Naji Al-Ali non furono mai individuati. Ma almeno la Thatcher, the bitch, aveva osato cacciare il Mossad dall’Inghilterra. Altri tempi, decisamente. (I rapporti furono normalizzati sotto Tony Blair.)

Nel dicembre 1987, pochi mesi dopo la morte del disegnatore, scoppiò in Cisgiordania la prima Intifada, che avrebbe portato agli accordi di Oslo.
Naji Al-Ali, il vignettista laico e irriverente, e il suo bambino Handala – conosciuti e apprezzati in tutto il mondo – sono tuttora popolari e amati fra i palestinesi e nei paesi arabi.

Pasquale Martino

11 gennaio 2015

* su queste vicende si vedano: